L’utopia della moto totale.

Per me la moto dovrebbe essere una.
La moto dovrebbe essere discreta nel presentarsi al pubblico: cosi’ da non attirare né troppi sguardi né far venire strane voglie ai ladri. La moto dovrebbe essere bella, ma non troppo, per evitare di risultare brutta se maltrattata o quando salta il lavaggio del sabato mattina.
Lei dovrebbe essere Intelligente, ben fatta, economica, e naturalmente affidabile. Si.
La moto deve portarti in luoghi lontani da casa, ma ti deve anche portare al lavoro la mattina, quando suona la sveglia. Quella maledetta sveglia che ti interrompe il sonno proprio, mentre stavi sognando di essere sulla tua moto tra le bellissime curve delle Dolomiti Italiane o sulle sterrate della Cordillera Peruviana.
Diamine, la moto dovrebbe essere una, che sappia sostituire il carrello della spesa dell’Esselunga e che non ti abbandoni senza benzina su una pista Africana, mentre sei diretto alla mitica Timbuctu.
Sì la moto per me dovrebbe essere, una. Totale.
Cosa vuol dire Totale? Il vocabolario della lingua Italiana e’ chiaro. Totale, ovvero, completo, assoluto, intero.
Io se dovessi definire il concetto di Totale, per inserirlo nel vocabolario del motociclista ci metterei: Completo, illimitato, definitivo.
Certo del vocabolario del motociclista bisognerebbe farne tante versioni, cosi’ che ognuno compri quella che piu’ gli si addice, ma sarebbe come dire che nel Garzanti ci vadano messi anche i dialetti.
Negli ultimi anni, ho affrontato diverse fasi del mio modo di essere motociclista e di conseguenza ho trovato sulla mia strada diverse versioni della moto totale:

Lo divenni.
Motodotato all’improvviso, senza che nessuno se l’aspettasse. Un po’ non me l’aspettavo manco io, a dirla tutta. Ero un fifone, due ruote con attaccate un motore, per me voleva dire ficcarsi nei guai.
Mi prese qualcosa di strano un giorno d’estate, quando andando al mare in macchina, in piena coda autostradale, vidi una coppia a bordo di una Honda Four. Avevano pochi bagagli, forse una tenda e dei materassini.
Io, per un pomeriggio di spiaggia, che forse a causa della coda stava pure per saltare, avevo caricato in macchina mezza casa. Mi sentii soffocato. Limitato e senza vie di fuga.
Comprai cosi’, la mia prima due ruote. Era il 1999, Lei era un GSF 400 Bandit verde bottiglia. Un colore che ora ritengo orribile, ma che allora mi faceva impazzire.
Aveva un manubrio cromato come gli specchietti, un faro tondo in stile anni settanta e soprattutto una marmitta Arrow che faceva Tamarro al punto giusto. Sembrava la moto di Fonzie.
La portai a casa senza che i miei genitori sapessero nulla. La misi dove solo qualche giorno prima c’era uno scooter, uno ZX taroccatissimo che avevo comprato per andare a lavoro.
A mia madre quando la vide per poco non le prende un colpo.
In quell’anno Valentino Rossi correva ancora nella dueemmezzo e nella cinquecento invecve correva Kenny Roberts su Suzuki. La Bandit era una quattro cilindri Giapponese. Una Suzuki come quella di Kenny e questo per me era libidine pura. Era essere motociclista. Avevo la moto.
Per me, la moto totale in quel periodo era quella. Anche se io non sapevo che un giorno ne avrei mai cercata una, di moto totale, allora per me la moto era: Una moto da strada. Non poteva esistere altro.
Ci andavo a lavoro. La pagavo a rate sperando che non me la rubassero ancora prima di finire di pagarla. Ero sul tetto del mondo. Mi sembrava di sentire Jovanotti che mi cantava alle spalle :”… sei come la mia moto … sei proprio come leiiii”.
Nonostante tutta questa libidine, dato che per me essere motociclista ed avere la moto erano la stessa cosa, il Bandit stava parecchio parcheggiato nel giardino di casa. Non ci realizzai mai il sogno di liberta’ espresso da Easy Rider, che allora non sapevo neanche fosse mai stato girato. All’epoca per me la moto totale era gommata slick e quindi come tanti altri ero affascinato dalle gloriose Honda CBR. Ne comprai una.

Il motociclista fashion
Preso da un trip commerciale, presi un 600 del 1994, nero e rosso, dando dentro al concessionario il mitico GSF, che nel frattempo aveva sempre fatto cio’ per cui l’avevo comprata. Andarci a lavoro. Avevo finito di pagarla, ma chiaramente il CBR costava di piu’, e quindi : altre rate. Merda al consumismo.
Il CBR per me’ era la moto vera. Un motore che aveva almeno quattro volte i cavalli di quelli che mi servivano. Aveva un temperamento sportivo e una colorazione aggressiva. Non potevi andare in giro senza. Il cambio a confronto di quello del GSF sembrava automatico. La moto si guidava come una bicicletta. Ma santo cielo, una bici non era. La cosa mi rendeva esterrefatto. Mi sembrava impossibile che un missile come il CBR potesse essere pilotato ancora piu’ semplicemente che il Bandit. Pensavo ci volesse un uomo vero per guidare una moto coi controcazzi come quella. La cosa strana e’ che mi sembrava strano che io lo notassi. Forse era un segno evolutivo. Capivo certe cose. Bo.
Non so perche’ ma l’idea di cavalcare un Honda mi faceva sentire un motociclista diverso. Mi sentivo migliore, come se quando ero banditdotato fossi uno sfigato. Come se il divario tra le due moto equivalessero alla differenza tra un Ciao e un Harley.
Ora avevo bisogno di un’abbigliamento consono alla mia nuova condizione di motociclista. Spesi una caterva di soldi in un negozio di moto per comprare una giacca in pelle della Dainese. Per quella non feci le rate giusto perche’ era Natale e con le mance di genitori e parenti la feci saltare fuori. Ma la giacca in pelle doveva essere Dainese, fa niente se magari altre marche che al momento non conoscevo ne facevano di altrettanto belle a meta’ prezzo. No, Dainese. Giacca in pelle di Bovino e CBR, altro connubio che per me distingueva il motociclista vero da quello della domenica.
Pero’, effettivamente dal CBR non volevo mai scendere. Iniziai i primi giretti di qualche centinaio di chilometri, e ci feci la prima vacanza in Francia. Andai in Costa Azzurra. Li sentii bussare alla porta gli Steppenwolf che volevano entrare nella mia vita e nel mio panorama musicale. Ma all’epoca non ci feci caso. La porta rimase solo socchiusa, per me liberta’ voleva ancora dire avere i soldi in tasca per andare a mangiare una Pizza e la mia moto era totale quanto bastava.
Il CBR era del ’94, nel 2001 quando decisi di cambiarla per una 900 si puo’ dire che era ancora in rodaggio. Cosa mi spinse a cambiarla? Honda. Con tutte queste supersportive dal fascino sempre piu’ forte riusci a farmi venire la voglia di una moto piu’ nuova, una moto dall’aspetto piu’ giovane. Una moto bella.
Un giorno per caso, passo davanti ad una vetrina di un piccolo concessionario. Vedo un CBR 929 RR Giallo e Nero. Sembrava nuovo, ma aveva un prezzo da usato. Me lo ricordo ancora 9.800 Euro. Rimango imbambolato davanti a questa piccola vetrina per almeno dieci minuti, accorgendomi solo dopo che questa era praticamente l’unica moto che avevano in vendita. Tutti gli altri erano scooter. Che ci faceva li, questa? Sola in mezzo a quei cosi a due ruote, non degni di essere affiancati ad un’Honda CBR ?
Era certamente li per me. Ebbi la certezza che quella moto non era li per caso. Entrai come se un’entita’ aliena mi stesse pilotando il cervello guidando le mie azioni. La moto aveva pochi mesi di vita, 2500 Km all’attivo. Guardai dalla vetrina il mio 600. Firmai il contratto.
Pochi giorni dopo vado a ritirare la moto. Piove di brutto, e mi sento anche un po’ sfigato per questo. Sognavo di ritirare il motore sotto un cielo illuminato dal Sol Levante e dirigermi a nord verso le montagne Svizzere.
La voglia di salire sulla nuova cavalcatura e’ cosi’ forte che me ne frego altamente e la ritiro ugualmente. Quando ci salgo mi rendo conto di che cazzo di moto ho comprato. Il capolino stretto, i gomiti belli chiusi sul serbatoio. Un Tachimetro digitale racing e un suono paurosamente potente. Che moto ragazzi, che figata. L’asfalto e’ cosi’ bagnato che ho paura a girare l’accelleratore e di decollare. Centocinquanta cavalli. Se il 600 aveva quattro volte i cavalli che mi servivano questa ne ha almeno otto. Ma sono tutti sotto al mio controllo. Si, anche questa per me’ era la moto giusta. L’unica cosa che aveva che non andava e’ che mi faceva cagare addosso dalla paura che me la fregassero. Prima di dedicarmi all’imodium decido di prendere l’inculata vera. Vado da un’amico a farmi installare un’antifurto elettronico. Gallata, ho pure il BEEP a telecomando. Pago duecentocinquanta euro d’installazione all’amico e me ne vado felice, non prima che lui mi abbia confermato che tanto se me la vogliono “fare” me la “fanno” lo stesso, mostrandomi come si fa. Merda. Ma dirmelo prima no? Vai a fidarti degli amici. Fanculo.
Non passano molti giorni e mi rendo conto che questa moto non era li per caso.

Turista per caso
La mia condizione di motociclista, inaspettatamente come la prima volta, quando decisi di comprare la moto, diventando “possessore di moto”, passa a quella di Turista.
Gia’, dopo due moto possedute, usate piu’ o meno come degli scooter, nonostante una fosse della stessa marca di quella di Roberts e l’atra una possente CBR, mi accorgo sul passo del Bernina, in direzione Maloja che la condizione di turista mi piace da morire.
Passano i mesi, e questa cosa del viaggio mi piace sempre di piu’. La condizione di Turista diventa quella di Mototurista quando a bordo del mio cibierrone vado ad Amsterdam e poi attraverso Ucraina e Russia raggiungo Mosca e San Pietroburgo.
Quando torno dal viaggio Russo mi accorgo di quanto è bella questa CBR, e soprattutto di quanto è affidabile.
Mi rendo conto che sono passati due anni, la moto ha percorso circa 50.000 Km da quando l’ho acquistata e non gli ho fatto mai nulla. O meglio, la mia condizione di perfetto ignorante della moto non mi aveva fatto mai porre dei dubbi in merito al fatto che una moto si potesse rompere. Una moto per me’ dal punto di vista meccanico era come una macchina. Le macchine vanno sempre. La mattina scendi nel parcheggio, carichi il baule come quello di un TIR, chiudi e prendi l’autostrada del sole. Ti spari 900 km per andare in vacanza, spegni l’auto e la riaccendi per farti i 900 Km per tornare a casa. No problem.
Questa CBR mi ha fatto avvicinare ad un concetto di moto totale che prima non avevo mai preso in considerazione.
Iniziavo a pensare a dei dettagli differenti, il colore aggressivo e il look Racing passava in secondo piano, piuttosto pensavo a come sistemare i bagagli. La CBR ero riuscito a caricarla con delle borse laterali morbide e una da serbatoio. In Polonia ho preso un sacco d’acqua e la sera entravo in albergo e strizzavo tutti i vestiti puliti prima di mettermeli, mentre i miei compagni di viaggio mi ridevano in faccia. Cavolo quelle borse erano veramente uno schifo, ne avrei volute due d’alluminio come quelle di tutti i Tedeschi che vedevo in giro per l’Europa. Ma su un CBR? Ci provai. Per un bel periodo di tempo cercai un produttore di qualsiasi cosa che potesse permettermi di attaccare delle borse laterali rigide sul CBR 900. Non ci fu verso di trovarlo. Rinunciai, all’epoca non mi passo’ minimamente per la testa che me lo potevo far fare, o addirittura farlo io.
La moto dev’essere affidabile per poter essere la moto di un Mototurista. Vedevo che chilometro dopo chilometro m’importava meno d’essere seduto sul mostro da 150 cavalli Honda che attirava gli sguardi delle persone sedute al bar. Mi stavo piuttosto accorgendo del fatto che questa fosse si, una moto affidabilissima e tutto sommato per me che non mi faccio tanti problemi anche comoda per viaggiare, ma stavo pensando al fatto che non fosse economica da gestire.
Certi materiali di consumo come pastiglie dei freni e gomme erano troppo cari. I tagliandi, nonostante gli ultimi me li fossi fatti da solo risultavano un po’ dispendiosi e soprattutto non consumava pochissimo. Insomma coi 25.000 Km all’anno percorsi la spesa iniziavo a sentirla.
Eccomi quindi a pensare all’acquisto di un BMW GS 1150, una moto che sulla carta essendo un’endurona bicilindrica permetteva dei costi di gestione minori.
La compro.
Il mio 900 mi rimarra’ sempre nel cuore, perche’ e’ stata la moto con cui ho capito che mi piace viaggiare. E’ una moto che ho comprato per sfizio e pura estetica e che ho venduto perche’ sono cresciuto.

Ora ho la Totale … forse!
Col GS cambia per l’ennesima volta la mia condizione di motociclista. Sono diventato motociclista convinto d’avere la moto totale. Ho acquistato una BMW per le sue rinomate doti d’affidabilita’ Perche’ aveva dei costi di gestione piu’ bassi di quelli del CBR 900. Perche’ la potevo caricare come un mulo. Perche’ era una libidine guidarla e i cavalli che sfruttavo erano sempre e comunque meno di quelli che avevo a disposizione.
Il GS pero’ mi mette in una condizione difficile. Mi rendo conto che le strade non sono solo asfaltate. Mi rendo conto che fare turismo in moto per me non voleva dire limitarsi alle strade raggiungibili dalle auto. Inizio a percorrere i primi passi in fuoristrada. Lo faccio su delle bellissime strade bianche Toscane, poi faccio il secondo viaggio in Tunisia, che a differenza della prima, questa volta e’ abbondantemente in fuoristrada.
Il dubbio di non essere in possesso della moto totale mi viene quando di fronte a certi ostacoli naturali come rocce, fango e fiumi mi sento come in balia della moto e non completamente a controllo del mezzo. Il GS, carico e col pieno pesera’ oltre trecento chili. In piu’ di un’occasione mi rendo conto che per certi luoghi dove volevo fare turismo era necessaria una moto piu’ leggera e snella.
Mi rendo conto che certe soluzioni tecniche del GS non sono adatte all’utilizzo nel fuoristrada impegnativo. Ruota anteriore da 19, gommatura larga e con poca scelta. Il telelever che non ti consente di leggere le asperita’ con la sensibilita’ di una forcella tradizionale.
Tutti questi dubbi mi vengono col tempo. Dopo tre anni e 100.000 Km percorsi sul BMW, mi rendo conto che voglio la moto totale. E mi rendo conto di quale e’. La moto che non mi limiti. E’ nuovamente cambiata la mia condizione di motociclista. Ora sono alla ricerca della moto perfetta.

La moto perfetta
Esce la KTM SE. Un 950 dal fascino indiscutibile. Prima di fare il grande salto la studio a fondo. Questa a mio avviso ha tutte le carte in regola per essere la moto totale. Non e’ una Tourer, non e’ una Enduro specialistica. E’ dotata di un bicilindrico potente che essendo montato sulle turistiche ADV si presta a lunghe percorrenze. Ha delle sospensioni e un peso adatto a percorrere il fuoristrada impegnativo di cui sento il bisogno. Non ha un grande serbatoio. Questo e’ sicuramente un problema, ma confido nel fatto di trovarne uno after market o addirittura di farlo fare. Non ha un capolino. Ma questo non mi importa minimamente. Ho viaggiato a lungo anche con un Tenere’ 600 che mi ero comprato per affiancare il CBR e non ho mai avuto problemi.
E’ costruttivamente semplice. Non sembra avere tutti i fronzoli che invece aveva il GS. La guardi e non pui che immaginare la moto che ti portera’ ovunque che come lei. La compro.
Insomma, questa moto aveva tutto. Era la moto totale sulla carta. Ma Ahime, qui e’ mancata la tecnica. Per la prima volta mi trovo di fronte ad una moto che e’ un colabrodo. Ero ancora abituato a moto che erano come le macchine di cui parlavo. Non si rompevano mai. In sei mesi, e poco meno di 30.000 Km questa KTM cade completamente a pezzi.

La regina, la totale che mi ha stregato
La moto totale doveva essere affidabile, e’ una delle cose che ho imparato del CBR. Questa KTM aveva tutto, tranne che l’affidabilita’ e l’assistenza. Non puo’ essere la mia moto totale. La vendo per comprare un’Africa Twin del 1989, quella che mi evoca le sensazioni dei lunghi raid Africani. Dei Rally durissimi in cui le moto vengono messe duramente alla prova.
L’Africa, e’ una moto che nelle mie ricerche della moto totale e’ tornata tante volte a farsi viva.
Una moto che tutte le persone che l’hanno provata sembrano colpite da allucinazioni. Dicono che non ne puoi piu’ fare a meno, che e’ come la droga. Quella buona.
Io credo che questi non siano drogati, credo che siano pazzi. Quella moto ha vent’anni. Va bene tutto. Ma le vogliamo far andare in pensione? Be. Io la compro, poi vediamo. Male che vada andro’ a farmi disintossicare.
Con questa moto, pagata 1500 euro vado in Russia, viaggio che dovevo fare col kappa e che per poco non salta a causa sua e da pochi giorni sono tornato dalla Tunisia.
Nel frattempo ho percorso circa 25.000 km. La moto quando l’ho comprata non so quanti ne aveva. L’ho caricata come un cammello, l’ho trattata veramente male, ma lei non mi ha chiesto assolutamente nulla. Ho fatto tantissimo fuoristrada, non mi sono mai sentito limitato. Se non una volta, quando ho preso un sentiero minuscolo nel bosco. Questo scendeva tra pietre e rocce, portandomi nella condizione di non essere per nulla certo di poter tornare indietro con una moto pesante come l’Africa Twin. Li mi sono reso conto che il peso, e’ comunque troppo.
Ora. Ora sono nella merda. Ho una moto di cui sono profondamente innamorato. Che forse piu’ di tutte quelle avute fin ora si avvicina al mio concetto di tatalita’. Ma, si c’e’ un ma. Mi sento limitato nelle esplorazioni. Nei punti piu’ impegnativi, comunque pesa. Ma cazzo, e’ una moto della madonna. Si sono nella merda.
L’Utopia.
La moto totale e’ un’utopia? La moto che non ti va mai stretta, indipendentemente dal fatto che si debba andare al bar, o che si voglia fare il giro del mondo. Esiste, puo’ esistere, e’ esistita?
Questa totalità, che si basa sul principio dell’assenza di limiti e’ un qualcosa di irrealizzabile? Rende utopico chi come me cerca nel mercato quotidiano la realizzazione di questo sogno?
Ho individuato nel corso di questa mia metamorfosi motociclistica avvenuta nel corso degli anni quale sia per me la moto totale. L’ho individuata innanzitutto capendo che la mia moto totale non puo’ essere la moto totale di un altro. Ma l’ho individuata immaginandone le specifiche tecniche che desidererei io, perche’ non si puo’ trattare d’altro che di un desiderio, di un sogno, dato che la moto totale che voglio non la produce nessuno.
Non la produce piu’ nessuno oggi. Perche’ nel passato ne sono esistite eccome. Una ce l’ho anche avuta era il Tenere 600. Il primo. Il mio era del 1984. Aveva un serbatoio da 30 litri. Delle belle forcelle. Era leggero potente e soprattutto andava sempre.
Quello l’ho distrutto io. Me ne ero cosi’ innamorato che un giorno ho deciso di restaurarlo. Non sono mai piu’ riuscito a rimontarlo. E’ ancora li.
Il mercato odierno, fatto piu’ da persone del marketing e dai Designer, che da ingegneri e motociclisti mi costringe a basare le mie scelte seguendo quest’ ideologia di totalita’ nella consapevolezza che pur ritenendolo giusto non si potra’ mai realizzare.
Sono Utopista. Ma sono un utopista che crede nel futuro. Che ci spera. E quindi ho comprato un DRZ 400.
La mia Africa restera’ sempre con me.

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