Hama
Hamā, o Ḥamāh (arabo ﺣﻤﺎة), è una città della Siria centrale, a poco più di 50 Km. a settentrione di Homs e a poco più di 150 Km. a meridione di Aleppo.
Attraversata dal fiume Oronte (in arabo Nahr al-’Āsī ), Hamā (che s’avvicina i 200 mila abitanti) risale all’epoca ittita per poi diventare un importante centro arameo verso gli inizi del secondo millennio a. C., tanto da essere ricordata col nome di Hamath dalla Bibbia.
Annessa dall’Assiria, nell’VIII secolo a. C., Hamā vide trasformato il suo nome in Epiphania da Antioco IV Epifane. Conquistata nel VII secolo d. C. dagli Arabi musulmani, Hamā riprese il suo antico nome entrando a far parte del jund di Homs, l’area preferita d’insediamento delle popolazioni sud-arabiche.
La città cadde sotto il controllo hamdanide nel periodo in cui l’autorità califfale abbaside cominciava a scemare ed entrò quindi fra i possedimenti dei Mirdasidi e infine dei Selgiuchidi nell’XI secolo.
Nel periodo dei confronti susseguenti alla morte del sultano selgiuchide Malikshah, Hamā fu occupata dall’atabeg Toghtigin e successivamente dalla dinastia buride di Damasco.
Inglobata quindi da Norandino, la città divenne infine ayyubide nel 1174 per merito di Saladino, entrando nel gioco dei confronti armati fra Crociati e musulmani per il controllo della Terra Santa.
Dopo il trapasso dei poteri fra Ayyubidi e Mamelucchi, la città seguì le vicende della regione siriana e della Mezzaluna Fertile dopo la caduta del sultanato mamelucco ad opera degli Ottomani, quando divenne capitale di liwā’ dipendente dall’eyalet di Tripoli del Libano.
Hamā è stata una delle città più interessanti della Siria, sotto il profilo architettonico, grazie al sentimento conservatore dei suoi abitanti, quasi tutti sunniti, ma questo ne determinò anche indirettamente le disgrazie quando, nel corso degli anni ’80, i Fratelli Musulmani organizzarono una violenta azione di rivolta contro il regime autoritario di Hafiz al-Asad, di religione alawita e di tendenze politiche laicheggianti.
La rivolta fu stroncata nel sangue dal fratello del Presidente, Rifā’at al-Asad, e i morti furono tra i 20.000 e i 30.000 [1], mentre i danni devastanti al patrimonio architettonico (grazie all’uso delle artiglierie dell’esercito) non sono perfettamente quantificabili.
Fra essi l’antica e grande moschea di età omayyade, che conservava uno dei più bei minbar lignei, d’età mamelucca e il cenotafio del sultano ayyubide al-Malik al-Muzaffar III (1284-1298). Non va dimenticata neppure la moschea al-Nūrī, fondata da Norandino, e la moschea al-Hayyāt, detta “dei serpenti” a causa della curiosa forma delle colonne della musalla (sala di preghiera), nei cui pressi è sepolto il grande storico siriano Abulfeda (Abū l-Fidā’).
Nessun danno di rilievo ricevettero invece le famose “norie” che, dall’epoca seleucide, sollevano le acque dell’Oronte per condurle con apposite condotte aeree alle abitazioni della città.
Le norie oggi funzionano esclusivamente per il diletto dei turisti, essendo da tempo dirute le strutture murarie di trasporto alle case, ma il loro spettacolo costituisce ancora un motivo di diletto e di fascino per i visitatori, grazie anche al caratteristico cigolio delle ruote ad acqua che viene poeticamente definito “canto”.