Filmografia IRAN

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Un uomo ha deciso di darsi la morte e cerca qualcuno che, dietro compenso, gli dia una mano. Due giovani, un soldato curdo e un seminarista afgano, rifiutano la sua proposta. Un anziano contadino di origine turca cerca di dissuaderlo, ma l’accetta. Finale in sospeso, con una sorta di “postscriptum” metacinematografico che, come in altri film di A. Kiarostami, sottolinea la finzione del racconto. Sembra un film monocorde e cupo e forse lo è. Ma che leggerezza, che trasparenza, che intensità. Semplice come il sapore della ciliegia. Per chi sappia ascoltarlo questo film sul suicidio ispira una serenità disperatamente laica. Palma d’oro ex aequo al Festival di Cannes 1997.

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Teheran. Una gioielleria dei quartieri alti. Hussein, per vendicarsi del padrone che lo ha umiliato, lo uccide. Poi si toglie la vita. Qualche giorno prima Hussein, insieme al suo amico Ali, fratello della sua fidanzata, spinti dalla curiosità, avevano tentato di accedere alla gioielleria per ritirare una preziosa collana grazie a una ricevuta contenuta in una borsa trovata per strada. A causa del loro aspetto miserevole gli era stato proibito l’ingresso nel negozio, per cui ritentano, inutilmente, dopo aver indossato abiti più eleganti. Arrabbiato e umiliato, Hussein passa l’ennesima serata a consegnare pizze con la sua moto nei quartieri ricchi della città, che conosciamo attraverso le sue avventure. L’onnipresente ipocrisia del sistema in cui vive l’opprime sempre più e lo spinge, disperato, a compiere il gesto estremo…

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Facendosi passare per il noto regista iraniano Mohsen Makhmalbaf, un povero disoccupato circuisce una ricca famiglia borghese. Smascherato, al processo si dichiara pentito e viene perdonato. A poche settimane di distanza dagli avvenimenti, A. Kiarostami ricostruì e filmò la vicenda con i suoi protagonisti veri. Il processo per truffa diventa un’arringa per il diritto alla finzione e il riconoscimento del bisogno di essere un altro. Il regista gioca a fare del documentario con la finzione e della finzione con il documentario. “La vicenda si svolge prescindendo da me. Più che negli altri miei, la realtà contenuta in questo film ne fa un caso a parte” (A. Kiarostami).

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