Turchia: Edirne visita alla Moschea di Solimano

July 25th, 2009

Edirne (in italiano: Adrianopoli; in greco: Αδριανούπολη Adrianoúpoli; in bulgaro: Одрин Odrin) è una città della Tracia, la zona più occidentale della Turchia, vicino al confine con la Grecia e la Bulgaria. Appartiene alla Turchia e il suo nome ufficiale è in realtà quello di Edirne. Il nome di Adrianopoli è stato usato fino alla Prima Guerra Mondiale ed è tuttora in uso in greco. Edirne è la capitale della provincia omonima e conta, secondo i dati del 2002, 128.000 abitanti.

 

Storia

La città fu fondata nel 125 dall’imperatore romano Adriano sul luogo di un insediamento precedente di Traci conosciuto come Uskadama, Uskudama o Uskodama. Dal nome del suo fondatore deriva il nome di Adrianopoli. Fu il più importante centro della Tracia e con Diocleziano fu capitale della provincia dell’Haemimontium. Di grande importanza strategica e massicciamente fortificata, la città ha avuto una storia molto turbolenta. La sconfitta subita nel 378 dall’imperatore Valente contro i Visigoti, nella battaglia di Adrianopoli, lasciò la Grecia in balia delle tribù barbare. Dopo essere stata conquistata da Avari e Bulgari, ritornò sotto il dominio Bizantino nel 1018. Nel 1365 passò sotto gli Ottomani e ne divenne la capitale fino alla conquista di Costantinopoli, avvenuta nel 1453. Fu poi occupata dai Russi nel 1829, dai Serbi e dai Bulgari nel 1913. Dopo la Prima Guerra Mondiale passò alla Grecia per tre anni ma fu presto riconquistata da Ataturk, fondatore della moderna Turchia.

 

Attrazioni

La Moschea di Solimano, costruita dal Sultano Selim II nel 1575 e progettata dall’architetto Sinan, ha i più alti minareti in Turchia. Edirne è famosa per il tipico fegato in olio, un formaggio bianco, e per la frutta a forma di sapone. Inoltre ogni anno, nel mese di giugno, vi si disputa un festival di lotta nell’olio denominato Kırkpınar. Il Kırkpınar è il più antico evento sportivo organizzato dopo i giochi olimpici.

Turchia: Nemrut Dagi

July 25th, 2009

Il Nemrut Dağı è un rilievo della Turchia, appartenente al gruppo del Tauro Orientale è, con i suoi 2150m, il più alto della Mesopotamia settentrionale.

Sulla sua sommità si erge la tomba santuario del re Antioco I di Commagene, riportata alla luce nel corso di scavi effettuati dalla American School of Oriental Researches diretti da Theresa Goell nel 1953. Si compone di un tumulo di pietra frantumata, di 150 m di diametro per un’atezza di 50 m. Alla base tre terrazze: terrazza nord, terrazza ovest e terrazza est, formano il santuario; altari e statue gigantesche a creare uno scenario toccante che coglie il suo apice alla luce dell’alba e al tramonto del sole. Data la sua ardua collocazione, la natura ha prevalso sull’uomo e con fulmini, terremoti e lo stesso trascorrere del tempo, le statue sono state decapitate e le teste sistemate intorno all’incredibile tumulo. Il luogo della sepoltura, nonostante diversi tentativi, è ancora da scoprire.

 

Terrazza nord

Questa terrazza fungeva da punto di raccolta dei pellegrini che salivano dalle diverse strade esistenti sui fianchi della montagna; statue colossali di un leone e di un’aquila ornavano l’entrata: non rimane nulla essendo la più rovinata delle tre terrazze.

Terrazza ovest

Cinque statue colossali di personaggi seduti alte 9 metri, ora le teste giacciono sparse ai loro piedi, raffiguravano: Antioco I, la dea Tyche, Zeus-Oromasde il padre degli dei per Greci e Romani, Apollo-Mithra-Helios-Ermes ed Eracle-Artagnes-Marte, a chiudere le due estremità il leone e l’aquila simboli della dinastia di Commagene.

Una lastra raffigura il cosiddetto “leone astrale” considerato uno dei più antichi oroscopi del mondo; la sua interpretazione è ancora dubbia: chi pensa alla data della salita al trono di Antioco I, chi al suo compleanno o alla fondazione del sito, di certo indica il 7 luglio del 62 o 61 a.C.

Terrazza est

Su questa terrazza anche se le statue acefale sono simili a quelle della terrazza ovest, la loro posizione è diversa; una scalinata monumentale porta agli altari, due scalinate laterali portano alle divinità poste sopra gli altari. Perfettamente conservati i personaggi seduti, ma le teste delle statue sono in pessime condizioni; di un grande altare posto di fronte rimane il basamento perfettamente visibile.

Dietro alle basi delle statue, numerate con lettere romane, il testo in greco del pensiero di Antioco I: la volontà di essere qui sepolto e dei riti da esequire in suo onore.

 

Luoghi di interesse nelle vicinanze

  • A 10 km da Kahta seguendo le indicazioni per il Nemrut Dagi la strada costeggia il tumulo sepolcrale di Karakus Tepesi, forse dedicato dal re Mitridate II di Commagene alla madre Isias, alla figlia ed a una nipote, oppure sepoltura della consorte di Antioco I. Di certo ciò che resta delle 18 colonne, alte 10 metri e sormontate ciascuna dall’aquila romana,ne rimane una sola, con l’aquila bicèfala ora ridotta a monocefala dall’usura del tempo nel passare dei secoli. Di altre sei colonne alte 4,9 metri ne rimangono due, una sormontata da un leone ed un’altra da un toro, a corona del tumolo alto 35 metri per un diametro di 100 metri circa.
  • Proseguendo per la strada che porta al mausoleo si passa su un ponte romano chiamato Chabinas, costruito nel II secolo allo sbocco di una gola, sul Cendere Suyu, dalla Legio XVI Flavia Firma in onore di Settimio Severo, di sua moglie Giulia Domna e dei figli Geta e Caracalla. Lungo 150 metri per una larghezza di 7, ha quattro colonne alte 10 metri poste alle estremità del ponte, di queste solo una è stata distrutta, quella in onore del figlio Geta assassinato dal fratello nel 212.
  • Passato il ponte a destra la strada per il Nemrut Dagi, a sinistra per Kahta Kalesi, circa un chilometro oltre questo paese si trova una strada che in due chilometri porta al Santuario funebre di Eski Kale ed ai resti della città di Arsameia.